Il cashmere costituisce il sottopelo della capra hircus, originaria delle regioni himalayane dell’Asia centrale e sudoccidentale e deve il suo nome alla regione del Kashmir, ubicata tra India, Pakistan e Cina.
Per proteggersi dai rigori del clima, le capre da cashmere sviluppano due manti: uno superficiale chiamato giarra, formato da peli grossolani e ruvidi, ed un sottomantello più vicino al corpo, composto da lanugine corta, sottile e molto calda, detto duvet, il quale costituisce il cashmere propriamente detto.
I numeri limitati che caratterizzano la produzione del cashmere rendono questa fibra una tra le più preziose al mondo.
In un anno infatti non si superano i 5 milioni di chili di vello raccolti a livello mondiale. Inoltre, rispetto ad altri materiali naturali, presenta diversi vantaggi, tra cui:
- Ottima vestibilità e nessuna piega, grazie alla tipologia di scaglie
- Isolamento dall’ambiente esterno, che lo rende adatto sia alla stagione fredda che calda
- Durata prolungata, dato che il materiale diventa sempre più morbido col passare del tempo e non si rovina con ripetuti lavaggi
- Morbidezza, da cui il contatto con la pelle soffice e delicato
- Traspirabilità, dato che assorbe umidità e quindi sudore
- Antistaticità, perciò non attira a sé campi elettromagnetici e quindi polvere
- Solidità dei colori
Tra le varie specie di capre da cashmere asiatiche spicca per qualità, morbidezza e sofficità del pelo la capra della Mongolia.
A causa dei forti sbalzi di temperatura a cui sono sottoposti nei periodi invernali, questi animali sviluppano una fibra più lunga e resistente della media. Il duvet assume così una conformazione unica, capace di proteggere il corpo della capra sia dalle alte che dalle basse temperature. Questi fattori contribuiscono a rendere il cashmere mongolo la fibra più pregiata al mondo.
La lunghezza della fibra infatti riduce sensibilmente il problema del “pilling”, impedendo alle fibre di scaldarsi per sfregamento e di produrre le fastidiose palline di pelo che rovinano la maglia. Si evita così di utilizzare stratagemmi, come l’aggiunta di elastomeri o silicone, i quali inficiano sull’autenticità del prodotto.
Inoltre in Mongolia, a differenza di altri paesi come la Cina, le capre si muovono liberamente negli altopiani erbosi durante tutto l’anno, insieme agli allevatori, i quali vivono come nomadi.
Quando in inverno le giornate si accorciano, le fibre crescono per poi cadere durante la muta. In primavera, i pastori tagliano prima i crini esterni più ruvidi, raccogliendo successivamente il duvet interno pettinando a mano le capre con appositi pettini a denti lunghi. I peli vengono quindi lavati e degiarrati, così da raccogliere il cashmere con la minor quantità di giarra possibile e senza nuocere all’animale, come avviene nel caso della tosatura.
A riguardo, Effe.Gi da anni acquista materia prima esclusivamente da allevamenti certificati e tracciabili (CapraCare ™)
La lavorazione prosegue poi in Italia, attraverso una rete di partners qualificati, capaci di gestire al meglio questo pregiato materiale, attuando controlli al fine di garantire sempre la massima qualità.
Il prodotto finale presenta quindi la qualità del vello più pregiato al mondo, sapientemente lavorato secondo la migliore tradizione del Made in Italy.
Il processo CapraCare ™ si prefigge lo scopo di trovare soluzioni per procurarsi filati di cashmere in modo etico, sostenibile e tracciabile.
La sostenibilità delle fibre di cashmere utilizzate da Effe.Gi si esplica nel garantire che le capre non vivano in condizioni di sovraffollamento che degradano il terreno, che il lavaggio e la depilazione avvengano senza nuocere all’animale e solo con sostanze certificate e che sia possibile vedere dove il filato è stato dall'inizio al prodotto finito.
Il cashmere vergine è il materiale con il più elevato impatto ambientale. Al termine della raccolta del vello, si può stimare che una capra produca solo 100-200 grammi di fibra di cashmere utilizzabile, con un ulteriore 10% che viene poi perso durante la successiva filatura. Servono così in media quattro capre per produrre abbastanza fibra per creare una maglia in cashmere, mentre una sola pecora da lana produce fino a cinque maglie.
Per venire poi incontro alla crescente domanda mondiale di cashmere, gli allevatori hanno incrementato il numero di capre nei loro pascoli, con conseguente impatto negativo sull’ambiente, in particolare in Mongolia. Le capre infatti tendono a danneggiare le praterie, divorando la vegetazione e guastando il suolo con i loro zoccoli affilati. Secondo i dati forniti dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, circa il 90% della Mongolia è a rischio desertificazione.
Per salvaguardare questa pericolosa situazione, parte della produzione di Effe.Gi Tricot viene sviluppata con cashmere rigenerato, che offre le stesse qualità del cashmere vergine ma senza l’impatto ambientale associato all’allevamento dell’animale.
Il processo di rigenerazione parte dalla raccolta e dalla selezione a mano dei tessuti di scarto, dai quali vengono eliminate le impurità e le etichette. Le maglie vengono successivamente sfilacciate, fino ad essere riportate alla fibra d’origine. Quest’ultima subisce poi ulteriori lavorazioni, fino a trasformarsi in filati completamente nuovi. Terminato il processo, si ottiene un nuovo prodotto con le stesse qualità del cashmere vergine, ma con una maggiore efficienza dal punto di vista energetico. Si tratta perciò della soluzione più adatta per continuare nella creazione del materiale senza nuocere al nostro pianeta.
Il concetto che sta alla base della cosiddetta moda circolare è infatti il riutilizzo dei materiali di scarto, i quali nonvengono distrutti, come avviene nel riciclo, ma vengono trasformati.